3D-IVERTENDOMI

INTRODUZIONE

Voglio premettere che non posso insegnare a nessuno, ma dare soltanto dei piccoli consigli che ho raccolto in vari anni di passione per la fotografia, anche perchè non si finisce mai di imparare.

La macchina fotografica testimonia gli eventi, i luoghi e gli oggetti, non ha anima, ma un buon fotografo sì, come quando un artista vede i suoi soggetti, li guarda con tutto se stesso.

Si può benissimo dire che nell'arte non esistono delle regole ben precise, definite, anzi se queste sono troppo rigide, sicuramente andranno a porre un ostacolo alla creatività.

Un fotografo assolutamente originale non può esistere perché non si può elaborare un linguaggio espressivo dal niente.

Il modo migliore per avere una buona formazione personale, è quella di studiare i grandi artisti, sperimentare, sbagliare e correggerci.

IL PAESAGGIO

Il fotografo, "l'artista"quando ha di fronte uno scenario della natura, non deve ritrarre ciò che vede ma deve "sentire"quello che sta per fotografare, oltre agli aspetti tecnici quali, luce, composizione, gli elementi da eliminare, l'ora e i filtri e il buon posizionamento della macchina fotografica.

Che cosa significa "Paesaggio"?

Il "paesaggio" è un grande panorama naturale, un edificio, una città, una strada, un ambiente dove vivono piante ed animali che con la loro presenza danno una loro dinamicità, perché la natura è viva.

Il paesaggio quindi ha molte possibilità d'interpretazioni, sta solo al fotografo scegliere l'inquadratura, e ritrovare quello che ha "visto", ma è impossibile ritrovare tutto ciò che è possibile vedere.

Vi ricordo di non scattare a "cartolina", ricordatevi che dovete "sentire"il paesaggio, perché in quello scatto, in quel momento"noi eravamo lì"con la mente e la nostra anima.

IL RITRATTO

Chi è colui che può chiamarsi il "MAGO" ?

Chi ha il potere sull'insieme del soggetto che si appresta a ritrarre?

Naturalmente è il fotografo con la propria macchina fotografica semplice ed economica che sia, ed avvertiamo un invisibile magnetismo quando un obiettivo ci punta, percepiamo qualcosa di "magico"che ci potrebbe attrarre oppure respingere, come accadeva alle persone che appartenevano a un mondo non ancora tecnologicamente avanzato, rifiutavano di farsi fotografare perché avevano paura che con l'immagine che li ritraeva, era andata perduta una parte della loro anima.

Quando siamo noi a fotografare dobbiamo imporci non solo a etica nel lavoro ma anche metodo di osservazione, una rigorosa ricerca per essere pronti a cogliere l'attimo, il momento "magico"quando faremo scattare l'otturatore della nostra macchina fotografica.

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