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NORMA


SANTA BARBARA PATRONA DI NORMA


Santa Barbara nacque a Nicomedia (oggi Izmit o Kocael in Turchia) nel 273 d.C..

La sua vita riservata, intenta allo studio, al lavoro e alla preghiera la definì come ragazza barbara, cioè non romana.

Era una denominazione di disprezzo.

E' questo il nome a noi pervenuto da quello suo proprio.

Esistono molti scritti in greco e varie traduzioni latine del martirio di S.Barbara; si tratta, però, di narrazioni leggendarie, il cui valore storico è molto scarso, anche perché vi si riscontrano non poche divergenze.

In alcune passioni, infatti, il suo martirio è posto sotto l'impero di Massimino il Trace o di Massimiano Erculeo, in altre, invece, sotto quello di Massimino Daia.

Una concordanza non esiste sul luogo di origine, poiché si parla di Antiochia, di Nicomedia e, infine, di una località denominata "Heliopolis", distante 12 miglia da Euchaita, città della Paflagonia.

Nelle traduzioni latine, la questione si complica maggiormente, perché per alcune di esse S.Barbara sarebbe vissuta in Toscana.

Ci si trova, quindi, di fronte al caso di una martire il cui culto fino all'antichità fu assai diffuso, tanto in Oriente quanto in Occidente; invece, per quanto riguarda le notizie biografiche, si possiedono scarsissimi elementi: il nome, l'origine orientale, con ogni verisimiglianza l'Egitto, e il martirio.

La leggenda, poi, ha arricchito con particolari fantastici, a volte anche irreali, la vita della martire: si tratta di particolari che hanno avuto un influsso sia sul culto come sull'iconografia.

Tra il 286-287 Santa Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia poiché il padre Dioscoro, fanatico pagano, era un collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo.

Quest'ultimo gli aveva donato ricchi e vasti possedimenti in Sabina.

Il padre di S. Barbara, Dioscoro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti.

Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio.

Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d'acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: "
Battezzasi Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della SS.ma Trinità.

Il padre, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma ella, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riuscì a fuggire.

Nuovamente catturata, il padre Dioscoro la consegnò al prefetto Marciano con la denuncia di sacrilegio verso gli dei e di adesione alla religione cristiana.

Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la Fede Cristiana: fu così torturata e graffiata mentre cantava le lodi al Signore.

Il prefetto Marciano cercò di convincere S. Barbara a rinunciare dal suo proposito; poi, visti gli inutili tentativi, ordinò di tormentarla avvolgendole tutto il corpo in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare in ogni parte.

Durante la notte, continua il racconto seguendo uno schema comune alle leggende celebrative, S. Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata.

Il giorno seguente il prefetto la sottomise a nuove e più crudeli torture: sulle sue carni nuovamente dilaniate fece porre piastre di ferro rovente.

Una sua amica S. Giuliana, presente alla tortura, avendo manifestato sentimenti cristiani, venne associata al martirio: le fiamme, accese ai loro fianchi per straziarle, si spensero quasi subito.

S. Barbara, fu portata nuda per la città, ma ritornò miracolosamente vestita e sana, nonostante l'ordine di flagellazione.

Il 4 dicembre letta la sentenza di morte, il prefetto la condannò al taglio della testa; fu il padre Dioscoro che eseguì la sentenza, prese la treccia dei capelli e vibrò il colpo di spada per decapitarla.

Subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri.

L'imperatore Giustino, nel sec. VI, avrebbe trasferito le reliquie della martire dall'Egitto a Costantinopoli; qualche secolo più tardi i veneziani le trasferirono nella loro città e di qui furono recate nella chiesa di S. Giovanni Evangelista a Torcello (1009).

Il culto della martire fu assai diffuso in Italia, probabilmente importato durante il periodo dell'occupazione bizantina nel sec. VI, e si sviluppò poi durante le Crociate.

Se ne trovano tracce in Toscana, in Umbria, nella Sabina.

A Roma. S. Barbara è particolarmente invocata contro la morte improvvisa (allusione a quella del padre, secondo la leggenda); in seguito la sua protezione fu estesa a tutte le persone che erano esposte nel loro lavoro al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori; oggi è venerata anche come protettrice dei vigili del fuoco.

Nelle navi da guerra il deposito delle munizioni è denominato "Santa Barbara".

La festa di S. Barbara è celebrata il 4 dicembre.



LA CONFRATERNITA DI SANTA BARBARA


La Confraternita di Santa Barbara della parrocchia di Norma è stata costituita nel settembre del 1998.

La sacra visita Pastorale del 1595 già parla della Santa come Patrona del paese e che il comune ne curava la cappella, l'altare e ne curava la festa.

La Confraternita è nata per rafforzare la devozione verso Santa barbara, procurarne la conoscenza e la sequela delle sue virtù ed avere cura della sua cappella e organizzare la festa.

In questi anni la Confraternita ha tenuto fraterni con altre, allacciando con esse vincoli di amicizia e di collaborazione, accrescendo la conoscenza storico-culturale della Santa.

Nello statuto comunale, approvato il 15 luglio 2000, il giorno
4 dicembre, festa della giovane martire, è stato riconosciuto giorno di festa comunale, sotto tutti gli aspetti.



Affresco di S. Barbara


S. Barbara







Processione di S.Barbara

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